Aiuti per un valore d'oltre 3,6 milioni di dollari stanno venendo distribuiti dall'Unicef in stretta collaborazione con il Governo del Bangladesh e le ong partner per migliorare le condizioni igienico-sanitarie, nutrizionali e le forniture idriche a beneficio dei bambini e delle famiglie colpite dalle alluvioni. Parte degli aiuti, per un valore di circa 1,8 milioni di dollari, erano già stoccati nel paese nel quadro dei programmi di prevenzione e risposta alle emergenze.
Per le centinaia di migliaia di sfollati delle aree alluvionate accampati su strade o altopiani acqua potabile, cibo, prodotti igienici e ripari d'emergenza costituiscono gli aiuti più urgenti. Donne e bambini sopportano le conseguenze maggiori della crisi, soffrendo a causa di fame, malnutrizione e mancanza di protezione e sicurezza. I rapporti a disposizione indicano oltre 117 morti per annegamento, la maggior parte delle quali sono bambini.
Grazie alla grande disponibilità di sali per la reidratazione orale, la diarrea acuta non ha per ora causato alcun decesso, benché i casi registrati siano oltre 15mila; i 10 depuratori mobili procurati nei giorni scorsi dall'Unicef sono ora tutti in funzione e a pieno regime, fornendo ciascuno oltre 2mila litri d'acqua potabile l'ora. L'acqua resa potabile dai depuratori mobili sta venendo utilizzata non solo per approvvigionare la popolazione dei centri urbani, ma viene anche trasportata nelle aree ancora invase dalle acque stagnanti, dove è in corso la distribuzione di circa 15 milioni di compresse a base di cloro per la potabilizzazione delle scorte idriche.
L'esperienza maturata durante l'emergenza prodotta dalle alluvioni del 2004 ha reso in grado l'UNICEF di lanciare una risposta immediata - in stretta collaborazione con il Ministero della Sanità, il Ministero della Famiglia, il Dipartimento della Salute Pubblica e le Ong partner - utilizzando gli aiuti già stoccati nel paese. Gli aiuti finora distribuiti a donne e bambini nei distretti di Sirajgonj e Tangail comprendono 1.000 kit familiari contenenti generi di prima necessità; 22.000 teli impermeabili per allestire ripari d'emergenza; 63,7 tonnellate di biscotti proteici BP5 e 200.000 bustine di soluzioni saline.
È possibile sostenere l'azione dell'Unicef a favore dei bambini vittime delle alluvioni in Asia con un versamento tramite: cc postale n. 745.000, intestato a Unicef Italia; cc bancario n. 000000510051, intestato a Unicef Italia, Banca Popolare Etica, CIN R, ABI 05018, CAB 03200, carta di credito, su www.unicef.it e telefonando al Numero Verde UNICEF 800-745.000
Fonte: http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=83822
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venerdì 10 agosto 2007
Aiuti dell'Unicef in Bangladesh
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Dolce Vita
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Usa: evangelici sempre più verdi e ambientalisti
Sta veramente cambiando il vento negli Stati Uniti sul riscaldamento globale, se gli evangelici si scoprono sempre piu' 'verdi' ed ambientalisti. "Ho pregato e Dio mi ha rivelato una passione per il creato" ha spiegato al Washington Post Denise Kirsop che dopo la sua conversione ambientalista ha venduto l'auto sportiva per comprarne una ibrida per ridurre le emissioni di gas serra ed ha cominciato a fare la raccolta differenziata a casa e nella sua chiesa di Longwood in Florida. Ad animare questo nuovo ambientalismo cristiano, pastori come Joel Hunter, che si e' spostato su posizioni opposte a quelle della tradizionale della destra cristiana zoccolo duro del partito repubblicano, predicando in cinque chiese diverse della Florida centrale, in tutto 7mila fedeli compresi altri 3mila collegati via Internet, la necessita' di salvare il pianeta.
"Credo che questa sia una di quelle questioni su cui la chiesa deve prendere la leadership, come i diritti civili" spiega il 59enne pastore, che e' andato anche al Congresso per parlare con i rappresentanti dell'ambiente.il numero crescente di pastori evangelici diventati 'ambientalisti rinati', parafrasando la formula 'reborn cristian', e' il frutto anche di diversi anni di sforzi da parte delle chiese evangeliche britanniche per catechizzare le 'sorelle' americane. "Gli Stati Uniti sono cruciali per il cambiamento climatico" afferma Sir John Houghton, 75enne scienziato dell'atmosfera e fervente evangelico che nel 2006 e' riuscito finanche a far incontrare Hunter ed altri pastori americani al Castello di Windosr con il principe Carlo, noto paladino dell'ambiente e dell'agricoltura biologica. Ma hanno avuto risultati anche campagne preparate a tavolino da associazioni ambientaliste americane che hanno deciso di cercare di influenzare il main stream politico repubblicano proprio partendo dal suo zoccolo duro elettorale, la destra cristiana.
"Quale gruppo di persone ha un'enorme influenza specialmente sul partito repubblicano? Gli evangelici della destra cristiana" spiega Peter Seligmann, direttore del Conservation International, gruppo che si batte per la tutela delle specie terrestri e marine in tutto il mondo, ricordando che questo gruppo ha costituito il 24 per cento degli elettori nel 2004 e nel 2006. Putroppo a Seligman e' capitato anche di puntare "sul cavallo sbagliato", come quando , su consiglio di Tom Brokaw, l'ex anchorman dell'Nbc che fa parte del board dell'associazione, e' andato a Colorado Spring per parlare di ambientalismo con Ted Haggard, l'allora presidente del National Association of Evangelicals che nel 2006 e' stato travolto da uno scandalo per aver nascosto una relazione omossesuale. Ha avuto invece piu' successo nel nominare Ben Campell, un esperto di agricoltura diventato evangelico, 'ambasciatore' della sua associazione con la destra cristiana.
Fonte: http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=83777
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giovedì 2 agosto 2007
Argentina, denunciate 5 grandi marche per lavoro nero
Sono le firme di abbigliamento sportivo Puma, Le Coq Sportif, Topper, Arena e Bensimon. La pratica scoperta dalla Prefettura di Buenos Aires
Vendevano materiale prodotto dalllo sfruttamento irregolare di lavoratori provenienti dal Perù e dalla Bolivia. Questa l'accusa con cui la Prefettura della capitale argentina Buenos Aires ha denunciato penalmente cinque grandi marche leader nell'abbigliamento sportivo.
Le marche inciriminate sono Puma, Bensimon, Le Coq Sportif, Topper y Arena. La loro colpa è quella di far produrre i loro capi di vestiario in laboratori tessili clandestini, in cui lavoravano in nero decine di immigrati senza documenti provenienti dai due paesi andini.
"Il personale veniva fatto lavorare fino a 15 ore al giorno e alcuni di loro non avevano ancora ricevuto nessuno stipendio", dice il sottosegretario del Lavoro di Buenos Aires, Ariel Lieutier, Anche il ministro dell'Industria della capitale argentina, Enrique Rodríguez, accusa le cinque multinazionali: "Finalmente è venuta alla luce una cosa già risaputa, che le grandi marche traggono beneficio dal lavoro nero e dallo sfruttamento di immigrati".
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Turchia: Corte Europea condanna Ankara per torture
La Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato la Turchia per aver torturato con percosse sulla pianta dei piedi, la cosiddetta pratica della falaka, un detenuto che aveva protestato contro la severita' delle carceri turche e per aver inflitto simili pratiche ad alcuni curdi sospettati di essere membri Pkk, il Partito dei lavoratori curdi inserito nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. Sabri Diri, incarcerato nel 2000 in una prigione di massima sicurezza di Istanbul perche' appartenente ad un'organizzazione criminale, aveva partecipato ad una serie di scioperi della fame organizzati contro le durissime regole del penitenziario. Le manifestazioni di protesta furono immediatamente represse nel sangue dalle autorita' carcerarie. Una serie di esami commissionati dalla stessa Corte di Strasburgo ha consentito di provare l'esistenza di traumi riconducibili alla falaka, una pratica che Ankara aveva negato o comunque ricondotto ad altre cause. Nella sentenza pronunciata oggi, la Corte Ue ha concluso che Diri e' stato torturato "intenzionalmente con lo scopo di punirlo e di annullare la sua resistenza fisica e morale nei confronti delle autorita' del penitenziario". L'ex prigioniero, attualmente residente in Svizzera, ha diritto ad un indennizzo pari a 15mila euro per danni morali.
Fonte: http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=83527
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Acque: 119 i pesticidi presenti in fiumi, laghi e falde
E' quanto emerge dal Rapporto sul piano nazionale di monitoraggio delle acquee interne non potabili, superciali e sotterranee, relativo al triennio 2003/2005 dell'Apat, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici, presentato questa mattina. Ben 119 sono infatti i tipi diversi di pesticidi rinvenuti, di questi 112 sono stati rintracciati nelle acque superficiali, 48 in quelle sotterranee. Nel 2005 i controlli hanno riguardato 3.574 punti di monitoraggio e 10.570 campioni, per complessive 282.774 misure analitiche. Nelle acque superficiali, spiega il Rapporto, e' stata riscontrata la presenza di residui in 485 punti di monitoraggio (47% del totale), nel 27,9% dei casi con concentrazioni superiori al limite stabilito per le acque potabili. Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati 630 punti di monitoraggio (24,8% del totale), nel 7,7% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti di potabilita'. Questi alcuni dei dati piu' significativi esposti nel corso della conferenza.
L'Apat ha sottolineato che, a fronte di un consumo annuo di pesticidi di 150mila tonnellate con circa 400 principi attivi utilizzati, varie sono le maggiori criticita' sul territorio nazionale, tra cui "la contaminazione da terbutilazina diffusa in tutta l'area padano-veneta ed evidenziata anche in alcune regioni del centro sud: e' risultata presente nel 51,5% dei punti di campionamento delle acque superficiali e nel 16,15 di quelli delle acquee sotterranee". La ricerca ha rilevato che "ancora diffusa, a distanza di un ventennio dal divieto, e' la presenza di atrazina, residuo di una contaminazione storica imputabile al forte utilizzo fatto in passato". Segnalate anche specificita' legate al territorio di alcuni pesticidi, come la contaminazione da bentazone, erbicida utilizzato nelle risaie e quindi presente soprattutto in Piemonte e nella zona sud-ovest della Lombardia. I dati del rapporto non fanno pero' riferimento a tutte le regioni italiane, in quanto alcune di esse non hanno effettuato analisi accurate e mirate.
L'Apat fa pero' sapere di aver fornito un metodo omogeneo, segnalando anche le sostanze da ricercare, secondo l'accordo Stato-Regioni che nel 2003 ha affidato all'Apat il coordinamento del monitoraggio. "Non abbiamo avuto una risposta uniforme da parte delle regioni - ha dichiarato Pietro Paris, responsabile dell'unita' che coordina il monitoraggio - alcune come il Piemonte, la Lombardia, l'Emilia Romagna, la Sicilia, il Lazio, le Marche, l'Abruzzo e la provincia di trento ci hanno trasmesso il loro piano. Altre, come la Basilicata, ci hanno fornito dati relativi al 2006 e quindi per il prossimo rapporto. Altre ancora, come Campania, Umbria e Veneto, non hanno un piano in senso formale ma hanno effettuato indagini mirate".
"Fornire dati seri serve alle istituzioni per modificare le proprie politiche ambientali e ai cittadini affinche' rivedano i propri stili di vita. Stiamo proseguendo con questi studi per fornire nel prossimo futuro il secondo rapporto", ha affermato Giancarlo Viglione, commissario straordinario dell'Apat. "Essendo questo il primo studio e non avendo quindi dati di riferimento non possiamo parlare di una tendenza. Non sembra una situazione allarmante ma da tenere sotto controllo: non si tratta di acqua potabile ma di acque che comunque possono interessare le falde", ha aggiunto Roberto Mezzanotte, direttore del Dipartimento Nucleare, Rischio tecnologico e industriale dell'Apat.
Fonte: http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=83526
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Uccidono i gorilla per scacciare gli ambientalisti
In Congo, nel Virunga National Park al confine con l’Uganda, continuano a venir ritrovato gorilla morti ammazzati.Gorilla presi a fucilate e lasciati sul posto apposta perché vengano ritrovati dai guardiaparco.
I gorilla venivano uccisi da anni per farne souvenir di dubbio gusto (posacenere con le mani e altro…) ma quelli trovati di recente sono integri, non sono stati quindi uccisi da bracconieri.
I 7 gorilla morti da gennaio ad oggi appartenevano tutti allo stesso gruppo familiare, noto ai turisti e ai ricercatori come “la famiglia Rugendo”. Si pensa che lo scopo delle uccisioni sia spostare il turismo, gli studi e i controlli da quella zona, per favorire il traffico del carbone o altri loschi affari, ora “disturbati” dalla presenza dei gorilla.
Nella Repubblica Democratica del Congo i gorilla hanno passato tempi difficili, sia per le folle di minatori-schiavi che andavano ad estrarre il coltan (indispensabile per i telefonini) e che integravano la dieta con carne di gorilla, sia per via della deforestazione.
Le visite guidate nella foresta, per portare turisti e ricercatori vicino ai gorilla, sono scortate da guardiaparco armati.
Fonte: http://www.ecoblog.it/post/uccidono-i-gorilla-per-scacciare-gli-ambientalisti
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Migrazioni e barriere in Messico
Tra Messico e Stati Uniti c’è un deserto e migliaia di persone che cercano (talvolta illegalmente) di attraversarlo. Gli USA vogliono costruire un muro per impedire ai messicani di espatriare, ma il governo messicano protesta per le ricadute ecologiche della barriera.
Nel deserto gli animali si spostano, anche di molti chilometri, in cerca di acqua e cibo. Un muro invalicabile alle persone sarebbe una barriera invalicabile anche per molte specie di animali, come ocelot e orsi, le cui popolazioni verrebbero separate artificialmente in sottogruppi con minori possibilità di riproduzione.
Stiamo parlando di 1250 km di barriera metallica, alta 3 metri, fortemente illuminata, dotata di allarmi, sensori e radar che disturberebbero anche le specie notturne.
Il ministro messicano per l’ambiente, Juan Rafael Elvira, ha dichiarato che il Messico è pronto a portare gli USA davanti ad una corte internazionale se, prima di costruire il muro, non verranno prese in considerazione delle alternative ecologiche. Alcune delle alternative sono barriere “permeabili” agli animali ma non alle persone, ad esempio fatte da cactus o l’istituzione di corridoi ecologici.
Pare che per gli USA il problema maggiore siano i milioni di clandestini che sono riusciti a passare, piuttosto che gli animali che verrebbero limitati nei loro spostamenti. Pare che su quel confine i morti umani siano davvero tanti.
Fonte: http://www.ecoblog.it/post/migrazioni-e-barriere-in-messico
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