In ogni tempo, il coraggio e lo spirito hanno moltiplicato le forze fisiche e continueranno a farlo. Napoleone
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venerdì 30 marzo 2007
CREDENZE DA LEADER.
In ogni tempo, il coraggio e lo spirito hanno moltiplicato le forze fisiche e continueranno a farlo. Napoleone
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Dolce Vita
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mercoledì 28 marzo 2007
Per Pasqua fai un bel gesto, dona una "Cesta Basica".
Ormai da diversi anni per centinaia di piccoli delle favelas di Salvador l’arrivo di una “cesta basica”, donata attraverso il Progetto Agata Smeralda, è un motivo di festa in più.
Che cos’è una “Cesta basica”?
Semplicemente una borsa della spesa, colma dei più diversi generi alimentari: latte, biscotti, cioccolato, zucchero, caffè, frutta di ogni tipo, fagioli, manioca, uova, pollo, pasta e un dolce natalizio. Anzi, un panettone, prodotto dal forno da alcuni anni attivato dal Progetto Agata Smeralda, nell’ambito del programma di formazione professionale, e frequentato da decine di giovani. La cesta basica insomma è una semplice, pur abbondante borsa della spesa per noi, un carico di gioia e di solidarietà per i piccoli brasiliani.
Come far arrivare una o più ceste basiche ai bambini brasiliani?
È semplicissimo. Basta inviare un’offerta di 37 euro (o multipli), e il denaro sarà subito trasferito in Brasile, e totalmente impiegato per l’acquisto dei generi alimentari necessari. Per il versamento si usino i conti correnti:
- postale ccp n. 502500,
- bancario n.000000001111 (cab 02999 - abi 03400 - cin M)
Banca Toscana agenzia 19, via Cavour 82/a, Firenze,
entrambi intestati a PROGETTO AGATA SMERALDA, Via Cavour 92, 50129 FIRENZE, specificando nella causale: “Per cesta basica”.
Un’iniziativa da diffondere!
In sempre maggior numero famiglie, scuole, comunità, colgono la proposta della “cesta basica” per aprire il loro cuore generoso ai più poveri. C’è chi raccoglie piccole quote da più persone, e poi con il ricavato riesce ad offrire una o più ceste, ci sono ditte che rinunciano ai doni aziendali, devolvendo quanto avrebbero speso per offrire ceste basiche. A tutti dunque l’invito a proporre a familiari, ambienti di lavoro, scuole, gruppi parrocchiali, questa bella iniziativa.
Fonte: http://www.agatasmeralda.org/
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Etichette: aiuto, bambini, brasile, generi alimentari
Congo: almeno 300 morti negli scontri di Kinshasa.
di Redazione (redazione@vita.it)
Bilancio drammatico degli scontri che hanno opposto i sostenitori dell'ex vice presidente Bemba (foto) e le forze dell'ordine congolesi.
Sono stati tra i 200 e i 500 i morti, tra cui decine di civili, negli scontri della settimana scorsa a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, tra i miliziani leali all'ex vice presidente Jean Pierre Bemba -sconfitto alle presidenziali di dicembre- e l'esercito regolare. Lo ha riferito l'ambasciatore tedesco Karl-Albrecht Wokalek in una conferenza stampa da Kinshasa di quattordici ambasciatori dell'Unione europea. La cifra, ha sottolineato il diplomatico, si basa su dati forniti da ospedali, organizzazioni umanitarie e rappresentanze diplomatiche. Nella capitale congolese, intanto, sta tornando lentamente la calma. Il presidente Joseph Kabila e' determinato a ristabilire l'ordine "a ogni costo", come ha detto ieri in una prima dichiarazione dopo la battaglia, quando ha accusato Bemba e i suoi seguaci di aver tentato di assumere il controllo della citta'. La sicurezza non puo' essere ottenuta "con il negoziato", ha detto, e l'affermazione e' sembrata una risposta all'appello delle Nazioni Unite e della comunita' internazionale a un dialogo tra le parti. Le violenze erano esplose quando i fedeli dell'ex 'signore della guerra' si sono rifiutati di consegnare le armi e integrarsi nei ranghi dell'esercito. A questo riguardo l'ambasciatore tedesco ha definito "precipitoso" l'intervendo dell'esercito. Bemba, vistosi a mal partito, ha pensato di riparare nell'ambasciata del Sudafrica, dove si trova tuttora; mentre un centinaio di suoi miliziani si sono rifugiati nella sede della missione Onu. Nei confronti di Bamba la magistratura ha emesso un mandato di cattura con l'accusa di "alto tradimento". Quanto all'immediato futuro politico, Kabila ha assicurato che non fara' rappresaglie contro i rappresentanti del partito di Bemba eletti in Parlamento e ha assicurato che rispettera' la Costituzione.
Fonte: http://www.vita.it/home/
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Parigi controcorrente: l'acqua torna pubblica.
di Redazione (redazione@vita.it)
Il sindaco Bertrand Delanoe (foto) ha annunciato il riacquisto degli acquedotti.
Inizia e finisce a Parigi la gestione idrica nelle mani dei privati. Dalla Ville Lumiere è partita la corsa delle multinazionali dell'acqua transalpine, che ora controllano due terzi del mercato mondiale, ma è proprio dalla capitale che arriva la prima brusca frenata. Lo ha deciso primo cittadino di Parigi, Bertrand Delanoe, che ha messo all'ordine del giorno il riacquisto di quote azionarie dell'acquedotto.
Oggi al rete di distribuzione è sotto controllo di Lyonnaise des Eaux, gruppo Suez, per la rive guache, e di Veolia, per la rive droite, che detengono ciascuna un 14% della società mista Eau de Paris.
Si tratta del primo passo verso un ritorno. come auspicato dai Verdi francesi, alla municipalizzazione delle acque parigine. La sterzata "statalista", secondo quanto riferito a Le Monde, non impensierisce Veolia, perché il mercato parigino "rappresenta solo il 5% sul totale francese".
Fomte: http://www.vita.it/home/
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Farmacia: Aifa, Prozac anche per i bambini.
di Redazione (redazione@vita.it)
Modifica indicazione terapeutica inserita in gazzetta ufficiale.
Prozac (fluoxetina) anche per bambini, con piu' di otto anni, e adolescenti. La nuova indicazione, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, e' stata decisa dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per quei minori con "episodio di depressione maggiore di grado da moderato a grave, se la depressione non risponde alla psicoterapia dopo 4-6 sedute". Si ampliano cosi' le indicazioni terapeutiche per il medicinale contro il 'male di vivere' prodotto da Eli Lilly. "La terapia con antidepressivo - si legge in Gazzetta - deve essere proposta a un bambino o a una persona giovane con depressione da moderata a grave solo in associazione con una contemporanea psicoterapia".
Fonte: http://www.vita.it/home/
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Etichette: bambini, depressione, psicoterapia
5 per mille: lo ricevono anche i massoni.
di Redazione (redazione@vita.it)
Che ci fanno la loggia massonica, il circolo dello psicanalista dal torbido passato, la grande casa editrice, e addirittura un ministero intero nell'elenco (targato 2006) degli enti di ricerca scientifica che hanno ricevuto il 5 per mille? Elenco «redatto», come dice la legge, dallo stesso ministero della Ricerca scientifica (di allora, quindi Mussi non c'entra niente), e su cui l'Agenzia delle Entrate non esercita alcun controllo. E si vede: basta dare una scorsa alle organizzazioni iscritte.
Una sfinge, il Sacro Graal e un compasso: così si presenta l'home page de Il Cenacolo, con sede a Terni. Ma non è un circolo culturale: sotto i tre simboli una scritta specifica che trattasi di «Gran Loggia d'Italia degli Alam (Antichi liberi accettati muratori, ndr) – Massoneria Universale». Giusto il tempo di stropicciarsi gli occhi per la meraviglia, e un rapido colpo di telefono alla sede della Loggia, sita nell'Area Sacra (sic) di Torre Argentina, a Roma, fa arrivare la conferma: «Sì, sono dei nostri», dice una voce di donna dalla Gran segreteria nazionale. Dei vostri, ma anche dei nostri, cioè di organizzazioni che hanno percepito l'anno scorso i fondi dei contribuenti, e stanno in un elenco del ministero spalla a spalla con l'Airc, il Cnr e Telethon. Non è finita. Chi volesse può anche sostenere la Fondazione Armando Verdiglione, controverso psicanalista che più di vent'anni fa si guadagnò qualche paginata di cronaca nera e finì poi condannato nel 1989 a quattro anni di carcere per per estorsione e circonvenzione di incapace. Oggi Verdiglione gestisce una casa editrice e una sedicente Università internazionale del secondo rinascimento, ma l'area “ricerca” del sito a tutt'oggi è «in allestimento». Di tutt'altro stampo, ma pur sempre difficilmente classificabili come «enti di ricerca» puri sono l'editrice Le Monnier, una delle aziende leader dell'editoria scolastica italiana (ovviamente profit), e il ministero dell'Agricoltura. Anch'esso beneficiario della generosità dei contribuenti...
Fonte: http://www.vita.it/home/
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Etichette: massoneria
Imprese multinazionali e diritti dei popoli in Colombia.
Diffondiamo il comunicato del Tribunale Permanente dei Popoli relativo alla terza udienza della sessione "Imprese multinazionali e diritto dei popoli in Colombia" sulla distruzione della biodiversità.
TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI
IMPRESE MULTINAZIONALI E DIRITTI DEI POPOLI IN COLOMBIA
UDIENZA SULLA DISTRUZIONE DELLA BIODIVERSITA
La conservación de la biodiversidad es interés común de toda la humanidad
(Convegno sulla diversità biologica, giugno 1992)
La terza udienza della sessione "Imprese multinazionali e diritto dei popoli in Colombia – 2005-2008" del Tribunale Permanante dei Popoli sulla distruzione della biodiversità si è tenuta il 25 e 26 febbraio 2007 nella zona remota del bacino del fiume Cacarica, nel Bajo Atrato chocoano, presso la zona umanitaria Nueva esperanza en Dios, istituita dalla comunità Cavida. L’udienza ha seguito la prima sulle multinazionali agroalimentari, tenutasi a Bogotà nel mese di aprile 2006 e preceduta dall’hearing di Berna dell’ottobre 2005, e la seconda sulle multinazionali del settore minerario realizzata a Medellín nel mese di novembre 2006.
Luogo e data dell’udienza appena conclusasi sono stati simbolo delle violazioni subite dalle comunità del Chocò per dieci lunghi anni. Dal 24 al 27 febbraio 1997 gli abitanti di questa regione del paese subirono l’attacco della Brigata XVII e dei soldati dell’esercito nazionale, scatenatisi contro le popolazioni del luogo a causa della presunta presenza di gruppi armati fuori legge nella zona. Più di 4 mila afrocolombiani desplazados, 85 vittime di torture, sparizione forzata tra le molteplici violazioni dei diritti umani compiute: questo è il risultato calcolato dell’azione dello stato, azione di morte, distruzione e sradicamento. L’operazione militare e paramilitare, guidata dal generale Rito Alejo del Río (foto), è conosciuta come Operación Génesis il cui nome rievoca terribilmente l’origine, la nascita, la limpieza di quella terra e delle popolazioni che vi vivevano, costrette a sfuggire ai bombardamenti e alle violente uccisioni, come quella di Marino López Mena, il cui corpo massacrato è stato oggetto di scherno da parte di gruppi paramilitari, di un atto intimidatorio teatralmente inscenato di fronte alla comunità, alla moglie e ai figli. Non è stato necessario aspettare molto tempo per capire che l’Operación Génesis non era rivolta alla guerriglia. La "rinascita" ha presupposto la graduale scomparsa della selva primaria, anch’essa desaparecida. In poco tempo le imprese del legno hanno fatto la loro apparizione, poi seguite da progetti agroindustriali della pianta di banana e della palma africana, della strada panamericana, della fibra ottica, del polidotto. Il lungo pellegrinaggio di comunità indigene, afrocolombiane, contadini e delegati di organizzazioni internazionali verso la zona umanitaria è stato un progressivo riconoscimento e presa di coscienza degli effetti distruttivi scatenatisi su uno dei territori più ricchi di biodiversità al mondo.
L’udienza ha riguardato diversi piani concettuali: biodiversità e biopiarteria, palma e biocombustibile, politica ambientale e agraria in Colombia, transgenici, fumigazioni e militarizzazione. In questo contesto sono state presentate accuse molto dettagliate nei confronti di imprese multinazionali, alcune delle quali hanno filiali in Colombia: SMURFIT KAPPA CARTON DE COLOMBIA, MULTIFRUITS S. A., filiale della transnazionale nordamericana DEL MONTE, PIZANO S.A. e la sua filiale MADERAS DEL DARIEN, URAPALMA S.A., MONSANTO, DYNCORP.
La giuria era composta dal Presidente Marcelo Ferreira, professore ordinario della Cattedra di Diritti Umani della Facoltà di Filosofia (UBA) e professore associato della Cattedra di Diritti Umani della Facoltà di Diritto di Buenos Aires, dai giudici Ricardo Carrere, coordinatore internazionale del World Rainforest Movement, Joao Ricardo dos Santos Costa, membro dell’Asociación de Jueces para la Democracia in Brasile e la FJD (Federación de Asociación de Jueces para la Democrácia de América Latina e il Caribe), Madaleine Alingue, Professoressa dell’Università Externado de Colombia, Alfredo Molano, sociologo e ricercatore colombiano, Lorenzo Loncon Belmar, leader indigeno mapuche del Chile, Francine Damasceno Pinhei, avvocato brasiliano, rappresentante del movimento Sin Tierra del Brasile.
La sentenza, non ancora definitiva, ha riconosciuto la responsabilità di tali imprese sulla distruzione della biodiversità e sui danni ambientali generati sull’ecosistema, sul fenomeno del desplazamiento forzato, sulle numerose torture, sparizioni e uccisioni, sui crimini di lesa umanità, sul "genocidio reorganizador" e sulle pratiche di terrorismo subito dalle comunità del luogo, sulla distruzione dell’identità delle popolazioni indigene e della loro sicurezza alimentare. La sentenza ha inoltre ricondotto tali crimini all’imposizione di un nuovo modello di sicurezza e di politica di sviluppo regionale "forzata" promosso dallo stato colombiano, in cui la violenza si configura come strumento di riorganizzazione della società colombiana.
La prossima udienza del TPP sulle multinazionali petrolifere si terrà a Bogotà nel mese di Agosto 2007. Saranno chiamate a giudizio la BRITISH PETROLEUM, PETROBRAS, REPSOL, CHEVRON E HOCOL.
da Fondazione Lelio Basso
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Etichette: colombia, multinazionali, sud america
martedì 27 marzo 2007
Licenziato l'autore del video anti-Clinton.
È stato uno dei misteri più indagati degli ultimi giorni in rete: chi mai ha messo su YouTube il video che fondeva le immagini della nota pubblicità «1984» di Apple con quelle di Hillary Clinton? Trattasi di un video schierato apertamente con Barack Obama, l'altro candidato alle primarie del partito democratico, che paragonava la moglie dell'ex-presidente degli Stati Uniti ad un Grande Fratello.
Il mistero è stato risolto pochi giorni fa quando sul suo noto blog Arianna Huffington ha dichiarato di essere riuscita a scoprire chi fosse l'autore. Si tratta di Philip de Vellis, un uomo che già aveva lavorato come addetto alle comunicazioni in rete per la campagna al senato di Sherrod Brown del 2006 e che ora lavora alla Blue State Digital. Anzi: lavorava. Lo stesso de Vellis infatti in un post ospitato proprio sul blog di Arianna Huffington, oltre a confessare e spiegare le motivazioni che lo hanno portato a creare e diffondere il video in questione, dichiara di aver rassegnato le sue dimissioni dalla Blue State Digital. Tuttavia secondo Chris Cillizza del Washington Post de Vellis sarebbe stato licenziato dalla sua azienda che, con apposito comunicato stampa, si è affrettata a specificare non solo che non sapevano nulla di quanto avesse fatto, ma anche che ad ogni modo l'impiegato in questione non aveva partecipato alla campagna di Obama.
Ma la frase più importante di tutta la storia l'ha scritta proprio de Vellis nel suo post-confessione: «ho creato la pubblicità "Vote Different" perchè volevo esprimere quello che sentivo riguardo le primarie democratiche e perchè volevo mostrare che un solo cittadino può influire sull'intero processo». Ed è ciò che è effettivamente successo: il video ha fatto il giro della rete in pochissimo tempo, è stato visto 1 milione e 600mila volte ed ha alzato moltissime polemiche specialmente sull'influenza della rete.
Proprio a questo proposito si esprime Slashdot, riportando il commento di un utente che sostiene come uno dei fattori più importanti nello spostamento delle dichiarazioni e degli attacchi politici dalle strade alla rete sia sicuramente il fatto che in rete il singolo è più difficilmente associabile alla protesta cui prende parte.
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Il colore di una bevanda può ingannare il nostro gusto.
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lunedì 26 marzo 2007
LATINOAMERICA - L'impresa Chiquita multata per crimini in Colombia.
Colombia - L’impresa Chiquita è stata condannata per
aver sovvenzionato gruppi di paramilitari, con l’assenso
del direttivo dell’impresa di Cincicnnati, nello stato
nordamericano dell’Ohio. La multinazionale ha piantagioni
nella zona di Uraba, vicino la frontiera con Panama. Negli
anni ’90 questa regione è stata una della più colpite
dai massacri di contadini, fatte da questi gruppi
paramilitari di destra. La maggioranza dei casi di torture e
massacri sono stati realizzati perché i contadini venivano
considerati alleati o simpatizzanti di gruppi guerriglieri.
L’antica multinazionale e dieci dirigenti non
identificati e impiegati hanno sovvenzionato con 2 mila
dollari in assegni e denaro dal 1997 al 2004 una “violenta
organizzazione di estrema destra” chiamata Autodefensa
Unidas de Colombia (AUD) o le Fuerzas de Autodefensa de
Colombia, secondo il Dipartimento di Giustizia di
investigazione criminale della Corte Federale.
Per questo grave crimine di collaborazione con una
organizzazione terrorista, divulgato per la prima volta solo
dai mezzi alternativi di informazione, la compagnia Chiquita
è arrivata ad un accordo con il Dipartimento di Giustizia
in virtù del quale dovrà pagare nel corso dei prossimi
cinque anni una multa di 25 milioni di dollari, più
interessi.
“La multinazionale statunitense pagherà una multa di 25
milioni di dollari al governo degli Stati Uniti” ha detto
l’ufficio stampa del marchio Chiquita. Due delegati delle
Nazioni Unite (ONU) in Colombia hanno convenuto che i 25
milioni di dollari della multa dovrebbero essere destinati
alle vittime del conflitto armato interno.
da agenzia Adital
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LATINOAMERICA - L'Africa appoggia la candidatura di Evo Morales al Nobel per la Pace.
L’Africa appoggia la candidatura di Evo Morales al Nobel per la Pace come parte della cooperazione Sud-Sud. A seguire l'intervista a Makabayi Henry, Presidente del Movimento dei Comitati Rivoluzionari in Uganda.
INTERVISTA A MAKABAYI HENRY
di Micaela Ovelar
La Repubblica dell’Uganda, un paese nel cuore dell’Africa, è situata nel centro orientale del continente e confina con il Kenia, il Sudan, il Ruanda, la Tanzania e la Repubblica Democratica del Congo. I primi abitanti dell’Uganda sono giunti su questo territorio più di duemila anni fa. Eppure la sua popolazione ha ottenuto l’”indipendenza” dall’Inghilterra solo a metà del secolo scorso, il 9 ottobre 1962. Da allora, l’instabilità politica e una serie di colpi di Stato, contrariamente a quanto sperato, ha rafforzato le lotte sociali e la coscienza del popolo, il cui Presidente, Yoweri Museveni, è considerato uno dei più importanti rappresentanti della “Nuova Generazione di Leaders Africani” sui quali è depositata la fiducia e la speranza di cambiare la realtà del continente africano, quello che ha sofferto più ingiustizie nella storia dell’umanità. E’ quanto ci racconta un ugandese, Makabayi Henry, difensore dei diritti umani e lottatore instancabile per la ricerca della stabilità politica del suo paese e del resto dei paesi del mondo che hanno la stessa ansia di giustizia sociale. Makabayi risiede a Kampala, la capitale del paese e presiede il Movimento dei Comitati Rivoluzionari dell’Uganda- MCR. Makabayi lavora anche nella Commissione Elettorale dell’Uganda, da dove la ricerca della democrazia è vissuta molto attivamente. Il MCR è un’organizzazione che lavora per far prendere coscienza alle masse popolari del loro valore e della loro importanza, della forza che esse costituiscono e della forza che queste masse popolari sono chiamate a rappresentare. Una parte di questo “potere popolare” è rappresentato dal MCR, un movimento che, fra tutti i suoi impegni con le lotte sociali e le rivendicazioni dei diritti umani, ha deciso di appoggiare la candidatura di Evo Morales, Presidente della Repubblica di Bolivia.
Riguardo al Premio Nobel della Pace 2007, Makabayi dichiara di sentire che “non c’è nessuno che lo meriti tanto quanto Evo Morales che è una persona che ha lottato per le masse da molto prima di diventare il Presidente di quella fraterna nazione sudamericana”, e prosegue: “fino ad ora Morales ha dimostrato di appoggiare il popolo, le masse dimenticate della Bolivia e non solo, ma anche tutti i popoli dimenticati del mondo. Noi del MCR non vediamo ragioni per cui Evo Morales non potrebbe essere premiato e abbiamo speranze che lo sarà”.
Makabayi ci spiega che il MCR si impegna “a raccogliere firme di appoggio al Presidente Evo Morales. Stiamo organizzando anche delle giornate di sensibilizzazione verso la Bolivia con seminari, per far conoscere al mio popolo l’attuale realtà della Bolivia e di tutto il Sudamerica. Noi siamo convinti che i problemi del Sudamerica siano gli stessi della nostra Africa e perciò dobbiamo essere solidali gli uni con gli altri e creare una forza comune per lottare contro l’imperialismo devastante nei nostri paesi dominati dai leaders del Nord.”. E’ questo un modo per rendere reale la Cooperazione Sud-Sud. Quanto alla ripercussione di questa nomination a livello internazionale Makabayi pensa che l’appoggio dei paesi del Sud deve essere senza condizioni. “Il Sud deve svilupparsi dal Sud visto che lo sviluppo delle potenze imperialiste
si è realizzato a costo del nostro Sud e che siamo stati proprio noi a rendere potenti quelli del Nord a causa delle nostre stesse debolezze”.
In un ultimo messaggio ai notri popoli d’Africa e d’America Latina e del Caribe, Makabayi esprime il suo desiderio di fratellanza, di unione per una lotta comune. “Per questo la cooperazione del Sud adesso deve andare in questa direzione, perché se lasciamo il nostro futuro nelle mani dei leaders dell’imperialismo, saremo condannati in eterno. Il nostro più forte convincimento è che non si tratti di un problema di opportunità ma di scelta; non di qualcosa che dobbiamo aspettare a braccia conserte ma di un’idea che dobbiamo rendere realtà.
I paesi del Sud che hanno un grande livello di organizzazione, di industrializzazione, ecc., devono aiutare a crescere quei paesi che non hanno un’esperienza simile e solamente quando saremo cresciuti insieme come Sud, il Nord capirà che deve trattare con noi in un modo più giusto, rispettando gli esseri umani, senza sfruttare né dominare, senza intimidazioni. Per questa lotta e per altre mille va il nostro totale appoggio al Presidente della Repubblica di Bolivia, il nostro fratello Evo Morales”.
Primi Comitati d’appoggio EVO NOBEL 2007 in tutta l’Africa:
Senegal, Marocco, Nigeria, Mali, Gabon, Uganda, Kenia, Túnez, Sudafrica, Libia, Costa d’Avorio e Angola. solidaridad@evonobel2007.org
da Correos para la Emancipacion
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Perché la Coca Cola sì e la Coca Sek no ?
Di Alberto Rueda
La recente misura di sequestrare ad alcuni indios del Cauca colombiano tre prodotti che utilizzavano la foglia di coca come materia prima per la elaborazione di bevande gassate, biscotti e tè costituisce francamente una genialità che contrasta coi principi generali del diritto, dell’opportunità e dell’assurdo. Spiego perché.
Contrasta coi principi generali del diritto e finisce con l’essere piuttosto una misura di quelle che offendono e discriminano una nazione india. L’art. 27 della Convenzione unica degli
stupefacenti del 1961 stabilisce espressamente che gli Stati possano autorizzare l’uso delle foglie di coca per la preparazione di un agente soporifero che non contenga alcaloidi.
Questa è esattamente la norma che consente alla Coca Cola di utilizzare la foglia di coca a livello mondiale, dato che fa parte della materia prima della sua famosa formula segreta.
Se la Coca Cola può utilizzare la foglia di coca, allora perché succede invece che venga proibita in modo assoluto la Coca Sek, una bibita realizzata da un piccolo gruppo di indios del Cauca? Possibile che l’assurdo proposito della Convenzione dell’ONU sia quello di proteggere gli interessi economici di una multinazionale e scoraggiare la sopravvivenza culturale ed etnica dei popoli indios?
I tre enti statali protagonisti di questa proibizione: il Ministero della protezione sociale, la Direzione Nazionale degli stupefacenti e l’Istituto Nazionale di vigilanza delle medicine e degli alimenti (INVIMA) si sono comportati come un tecnico di laboratorio che segue pedissequamente il manuale di istruzioni, senza rendersi conto che si tratta di una faccenda complessa che tocca la protezione e la conciliazione di diritti fondamentali. Il Ministero della protezione sociale, per esempio, col concetto decontestualizzato e grossolano che i derivati della coca sono monopolio di Stato, finisce non solo col negare la ragione stessa della sua esistenza, trasformandosi in attore passivo di non protezione, e addirittura in agente attivo di un sopruso nei confronti di questo gruppo collettivo e umano del Cauca. La Direzione Nazionale degli stupefacenti accoglie un concetto soprattutto poliziesco di tolleranza zero, senza interpretare la legge nel suo significato completo che include chiari limiti, come il rispetto dei diritti umani e il rispetto dei valori culturali del consumo tradizionale. E l’INVIMA che finisce col cedere, forse come dicono gli indigeni per le stesse pressioni della Coca Cola, e si precipita ad adottare delle misure, pur non avendo, come si dice familiarmente, nessun pane che sta bruciandosi nel forno.
Non sono stati forniti argomenti, improvvisamente vi è stata una applicazione selettiva di norme senza criterio giuridico, un semplicismo del quale hanno finito con l’essere vittime soprattutto gli indigeni e le popolazioni più vulnerabili del paese. Dobbiamo forse ricordare a questi enti che la coca non è cocaina e che, se può farlo la Coca Cola, non sarebbe forse nostro dovere nazionale e umano aiutare questi indios del Cauca a fare sì che possano anche loro?
Osservatorio Internazionale per i Diritti
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sabato 24 marzo 2007
SCANDALO CIP6.
Quanti soldi girano intorno ai CIP6? Molti... ma veramente molti se il gioco sull'assegnazione dei fondi si sta facendo così duro oltre che palese. Talmente palese da passare inosservato. L'emendamento sui Cip6, approvato ieri in commissione, al decreto legge che recepisce le direttive comunitarie, non sarà infine contenuto nel decreto. il Governo ha deciso di stralciare la norma per evitare l'ostruzionismo dell'opposizione a palazzo Madama. Il Governo ha deciso di rivedere il suo parere rimandando le correzioni alla legge truffa sugli aiuti all'energia verde.
Riassunto delle puntate precedenti. Da molti anni ogni cittadino paga una tassa "verde" sulla bolletta dell'energia elettrica per finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili, quelle pulite. Peccato che questi soldi siano andati a finanziare le fonti "assimilate", ossia fonti di energia che non hanno nulla a che vedere con le rinnovabili. Nelle fonti assimilate rientra l’incenerimento dei rifiuti. In conclusione, per decenni i cittadini hanno contribuito col proprio portafoglio a far nascere le energie pulite ma questi soldi sono sempre andati a finanziare altre forme di energie meno pulite.
La UE dice no alla legge truffa. L'Unione Europea se n’è accorta, per fortuna, e ha considerato la prassi come una cattiva interpretazione delle direttive comunitarie, chiedendo all'Italia di destinare questi fondi alle fonti rinnovabili "effettive" e non a quelle assimilate.
Dicembre 2006. La politica italiana prende tempo. Il Governo di centrosinistra aveva preso atto della richiesta della UE ma, lo si era capito anche dicembre, c’erano diverse spinte esterne alla vicenda, tutte finalizzate alla ricerca degli escamotage tecnici per salvare gli impianti di energia a fonti assimilate non ancora realizzati. Addirittura furono introdotti degli articoli nella Finanziaria all’insaputa del governo stesso e su cui, ad oggi, non è stata ancora fatta piena luce sulle responsabilità. Nonostante le promesse degli stessi politici... L'argomento CIP6 venne rimandato al futuro per essere affrontato in un decreto ad hoc, al di fuori della Finanziaria 2007.
Marzo 2007. Ultimo capitolo della saga CIP6. L’ostruzionismo parlamentare, dell’opposizione questa volta, costringe il governo a rimandare ulteriormente il "ritorno alla legalità" dell’Italia in tema di CIP6. Tutti d'accordo, quindi e il ritorno alla legalità dei CIP6 slitta ancora a data da destinarsi. Ma chi ci guadagna in tutto questo? Per capire cosa bolla in pentola dietro i CIP6 rimandiamo alla lettura di un esauriente articolo pubblicato su La Staffetta Quotidiana.
In conclusione. Non occorre essere dei geni della finanza per capire che i fondi dei CIP6 facciano gola a molti e appare in modo palese il riflesso bipartisan della vicenda CIP6 nel mondo della politica italiana e nella burocrazia del sistema.
L'ostruzionismo viene giustificato con l'esigenza di dare una risposta al problema dei rifiuti tramite la costruzione di nuovi termovalorizzatori. Un'argomentazione politicamente più che comprensibile in un paese come il nostro costantemente in emergenza rifiuti. Ma sarebbe a questo punto più giusto smetterla di definire i CIP6 come contributi versati dai cittadini (dalle proprie bollette elettriche) a vantaggio delle energie rinnovabili e chiamarli più coerentemente con un altro nome: tassa addizionale sui rifiuti. Questioni di mera trasparenza fiscale.
Clickare sul titolo del post se desiderate vedere il sito dove ho preso l´articolo.
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venerdì 23 marzo 2007
Trattato sul commercio delle armi.
Diffondiamo il comunicato inviato da Amnesty Intrenational sull’incontro che lunedì 19 marzo ha riunito presso la sede Onu di Ginevra i governi di Argentina, Australia, Costa Rica, Finlandia, Giappone, Kenya e Regno Unito per la promozione del Trattato sul commercio delle armi proposto dalla campagna Control Arms.
LA CAMPAGNA CONTROL ARMS CHIEDE AI GOVERNI DI MANTENERE LA PROMESSA DI UN TRATTATO SULLE ARMI CHE SALVI VITE UMANE
La campagna Control Arms (promossa a livello internazionale da Oxfam International, Amnesty International, Saferworld e Iansa, la Rete internazionale d’azione sulle armi leggere) ha chiesto a tutti i governi di garantire che le loro proposte in merito al Trattato sul commercio delle armi prevedano il divieto di trasferire armi che alimentano gravi violazioni dei diritti umani, conflitti e poverta’.
In caso contrario, ammonisce la campagna Control Arms, lo storico voto con cui, lo scorso dicembre, l’Assemblea generale dell’Onu ha dato il via ai lavori sul Trattato, potrebbe risultare privo di senso. In questo periodo, il Segretario generale dell’Onu sta consultando tutti i governi su fattibilita’, ambito di competenze e parametri di riferimento del Trattato.
Lunedi’ 19 marzo, presso la sede dell’Onu a Ginevra, i governi di Argentina, Australia, Costa Rica, Finlandia, Giappone, Kenya e Regno Unito hanno ospitato un incontro in cui è stato chiesto a tutti i paesi di prendere attivamente parte all’elaborazione del Trattato. Nel corso dell’incontro, la campagna Control Arms ha illustrato le proprie ragioni a sostegno del Trattato, diffondendo un documento di valutazione (*).
“ Nell’ultimo decennio, le ricerche di Amnesty International hanno costantemente dimostrato come i trasferimenti irresponsabili di armi abbiano alimentato le violazioni dei diritti umani in ogni parte del mondo. Se i governi vogliono impegnarsi sul serio per porvi fine, devono dare vita a un Trattato sul commercio delle armi contenente forti garanzie sui diritti umani “ – ha dichiarato Helen Hughes, di Amnesty International.
Il Regno Unito ha proposto un Trattato vincolante dal punto di vista giuridico, che copra tutte le armi convenzionali e vieti esplicitamente i trasferimenti che alimentano gravi violazioni dei diritti umani, provocano conflitti, pregiudicano lo sviluppo e favoriscono criminalita’ comune e terrorismo.
La proposta di Londra riguarda tutti i trasferimenti di armi tra governi e quelli organizzati da singoli mediatori. Tuttavia, la campagna Control Arms rileva come la proposta non preveda risorse adeguate per agevolare l’applicazione del Trattato da parte dei paesi poveri.
Senza i mezzi per attuarlo, l’efficacia del Trattato potrebbe rivelarsi scarsa.
“Il Trattato e’, potenzialmente, il progresso piu’ significativo in tema di controlli sulle armi convenzionali degli ultimi 20 anni. Offre speranza a milioni di persone che soffrono nelle zone di conflitto del mondo. Ma se i 153 governi che lo hanno votato a dicembre non sosterranno una proposta forte, non si riuscira’ a salvare neanche una vita umana. Agli scettici non dovra’ essere consentito di annacquare il Trattato “ – ha affermato Anna Macdonald di Oxfam International.
A dicembre, solo gli Usa hanno votato contro la risoluzione che ha avviato i lavori del Trattato. Nonostante abbiano leggi abbastanza restrittive sulle esportazioni di armi, gli Usa sono riluttanti a sostenere un nuovo accordo internazionale.
“Oggi, due degli alleati-chiave degli Usa, Australia e Regno Unito, prendono posizione e chiedono un forte Trattato sul commercio delle armi, per fermare quei trasferimenti irresponsabili che stanno causando sofferenza in ogni parte del mondo. Si tratta di un importante passo avanti per porre fine allo scandalo di un commercio di armi privo di regole. Speriamo che gli Usa li seguiranno” – ha auspicato Roy Isbister di Saferworld, anche a nome di Iansa.
Amnesty International
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Etichette: armi, diritti umani, Onu
LATINOAMERICA N.97.
Il numero 97 di Latinoamerica esce con un po’ di ritardo ma ha la consistenza di un numero doppio, pur essendo un numero singolo.
Nelle 208 pagine che lo compongono, illustrate dalle immagini scattate in Nicaragua da Pierpaolo Verdecchi, c’è molta attualità. La denuncia per esempio del premio Nobel Pérez Esquivel dell’inaccettabilità di concedere agli Usa, padrini del crudele Plan Condor, ulteriore spazio per basi militari in Italia, ma anche una certosina analisi degli accadimenti degli ultimi mesi del 2006. A cominciare dalle elezioni in Venezuela, Brasile, Nicaragua, ed Ecuador commentate, rispettivamente, da Michel Bonnefoy, Ulises Urriola e Gennaro Carotenuto, da Emir Sader, Emilio Marin e Pedro Casaldaliga e da Giuseppe De Marzo.
Ci sono anche riflessioni sui contraccolpi suscitati in Messico dalle elezioni con conteggio sospetto che hanno portato alla presidenza di Felipe Calderon. Gennaro Carotenuto, Gilberto Lopez Rivas e Carlos Beas Torres raccontano le libertà violate a Oaxaca, mentre nel settore Analisi , il professor Saxe-Fernandez e Matteo Dean approfondiscono il problema della difficile sopravvivenza della democrazia nel Messico attuale.
C’è pure un bilancio di Raul Zibechi su un anno di governo di Evo Morales, e una cronaca coraggiosa di Françoise Houtart su un tribunale pubblico e simbolico che in Colombia ha giudicato l’impunità dei paramilitari
Françoise Houtart, che ne è stato uno dei fondatori, con Alex Zanotelli è il nostro testimone anche al Forum Sociale Mondiale svoltosi quest’anno a Nairobi, mentre Luis Sepulveda e il vecchio grande poeta Mario Benedetti ricordano agli smemorati che era il feroce dittatore Pinochet. Sulla ferocia del mondo, anche quello che si ritiene democratico, è basato il reportage dal Libano di Gianluca Urini. Un ampio spazio è dedicato agli ottant’anni di Fidel Castro e ai cinquanta anni dello sbarco del Granma che dette inizio alla rivoluzione cubana, celebrati con un seminario a l’Avana.
C’è, in Documenti e testi anche una cronaca grata di Felipe Perez Roque, giovane Ministro degli esteri, che racconta il Fidel che lui conosce. Un inedito.
Infine siamo felici di segnalare un saggio di Silvia Baraldini a 40 anni dalla nascita delle Pantere Nere, che segnò un momento cruciale nella lotta per l’affermazione dei diritti civili fra le minoranze emarginate degli Stati Uniti
Sabato 24 marzo alle ore 12,00 Gianni Minà presenterà il n. 97 di Latinomerica presso la libreria Feltrinelli di Pescara (Corso Umberto 5/7)
Alle ore 17 presso la Sala De Cecco (Piazza Unione – Pescara) sarà consegnato a Gianni Minà il Premio Carletti - sezione giornalismo internazionale - “Per l’impegno continuo e costante nel dar voce attraverso la rivista Latinoamerica ai tanti che, nel mondo in cui viviamo, voce non hanno”.
www.giannimina-latinoamerica.it
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Etichette: america latina
giovedì 22 marzo 2007
Giornata Mondiale dell’Acqua.
Riscaldamento globale, scarsezza di acqua e mancanza di risanamento, sono alcune delle principali questioni che saranno discusse in tutto il mondo il Giorno Mondiale dell’Acqua, che si celebra oggi, 22 marzo. Quest’anno l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha fatto un appello per affrontare la scarsità che, attualmente, affligge 1200 milioni di persone in tutto il mondo. Gli ultimi dati non sono affatto incoraggianti poichè in 20 anni, se non ci sarà una azione più incisiva, il problema riguarderà i due terzi della popolazione mondiale.
In Brasile l’organizzazione ha riunito autorità e membri della società civile in una grande manifestazione a Foz do Iguaçu. Questa manifestazione servirà per la firma di un patto nazionale per la conservazione delle acque in Brasile, oltre ai dibattiti e alla presentazione di esperienze andate a buon fine nella lotta per la scarsezza di acqua.
A Belo Horizonte, nel Minas Gerais, dove dal giorno 23 inizierà il VI Forum delle Acque per lo Sviluppo Sostenibile, il tema centrale non potrebbe essere altro: la trasposizione o rivitalizzazione del Rio Sao Francisco. Il professor Apolo Heringer Lisboa, che coordina il progetto Manuelzão, ha affermato che la trasposizione è un grande errore, fatto proprio a beneficio dell’industria.
Un pellegrinaggio ha portato il giorno 17 centinaia di persone nella Sierra de Teixeira, a Paraiba, in una via sacra che è servita per far risaltare la realtà dell’Amazzonia e dimostrare che i problemi della regione fanno parte del contesto nordestino, come la polluzione e l’uso di agrotossici.
Dalle comunità sono anche partite le iniziative che si stanno realizzando per combattere la scarsezza di acqua.
A Rosario, Argentina, la giornata sarà celebrata con una serie di manifestazioni organizzate da diverse organizzazioni sociali, di fronte al Monumento Nazionale alla Bandiera. Inoltre le organizzazioni in collaborazione con le scuole stanno facendo attività divulgativa sui problemi sociali e ambientali relativi all’acqua.
In Messico la giornata sarà celebrata a Jalisco (Guadalajara) e avrà l’obiettivo di rendere consapevole la popolazione dell’importanza di conservare le risorse naturali, considerate già scarse in qualità e quantità.
A Quito, in Ecuador ha luogo la manifestazione “No alle miniere delle multinazionali che sono saccheggio, inquinamento e morte”.
LATINOAMERICA
Da Agenzia Adital
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