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venerdì 20 luglio 2007

Birmania, Croce rossa: gravi violazioni diritti umani

Una forte denuncia contro le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime militare del Myanmar (Birmania). Ad alzare la voce questa volta è la Croce Rossa, dopo le reiterate denuncie di organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International. Il Presidente del Comitato della Croce Rossa, Jakob Kellenberger, ha accusato le forze armate birmane di omicidi, arresti arbitrari e distruzioni "su larga scala" di riserve di cibo.
Secondo la Croce Rossa e le altre organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani, il comportamento dell'esercito ha portato a un sentimento di "costante paura" tra la popolazione e ha costretto migliaia di persone a fuggire dalle loro case, creando migliaia di profughi e sfollati (300.000 rifugiati all'estero e un milione nel paese). Inoltre un gruppo di associazioni ecologiste (fra le quali Wwf e Greenpeace) ha segnalato la distruzione delle foreste che avviene sistematicamente nel paese. L'eliminazione dei boschi viene perpetrata, si afferma, "per sostenere uno sforzo di guerra contro le minoranze etniche nazionali". Inoltre "spesso nelle concessioni si fa uso di lavoro in condizioni di schiavitu' e vengono violati i diritti delle comunita'".
Le foreste del Myanmar sono uno delle ultime testimonianze di foresta primaria tropicale nell'Asia continentale, ma il commercio internazionale di Teak e il commercio illegale di legname ne minaccia la sopravvivenza. Dal 1988 il regime militare (il Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo, o Spdc) e' stato arbitro assoluto delle risorse forestali, che assieme al petrolio, ha consentito al governo di raddoppiare le spese militari per sostenere il gruppo elitario al potere. Le violazioni dei diritti umani sono documentate, mentre i civili pagano il prezzo del conflitto civile.

Fonte: http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=83099

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